Intervistato quest’oggi al “Festival Seta” l’ex allenatore della Juventus si è soffermato a parlare di calcio giovanile rispondendo alle domande sul contesto sino-pratese
Straordinaria partecipazione di pubblico all’intervista a Marcello Lippi, andata in scena questa mattina al Museo del Tessuto nell’ambito del “Festival Seta – Dialoghi sulla Cina contemporanea“.
Alcuni spunti di discussione sono arrivati proprio dagli spettatori, tra i quali anche vari addetti ai lavori delle associazioni calcistiche pratesi.
Particolare apprezzamento ha destato l’intervento del D.T. del Paperino San Giorgio, Andrea Bonfiglio, il quale – dopo aver rimarcato l’impegno di Lippi e Ulivieri (presidente Associazione Italiana Allenatori Calcio, ndr) nella formazione degli allenatori cinesi – ha sottolineato l’opera di formazione del Settore Tecnico della FIGC attraverso i corsi per il conseguimento della licenza UEFA, chiedendo se ci possono essere opportunità di lavoro in Cina per i giovani tecnici pratesi qualificati che non hanno un curriculum da ex professionisti.
“Certamente sì – ha replicato l’allenatore viareggino – ma nelle Academy, non nelle prime squadre: lì sono ancora alla ricerca del nome ad effetto. È comunque importante la spinta di un tramite, qualcuno che segnali il profilo adatto a quel determinato contesto“.
Particolarmente significativo anche l’intervento di Roberto Macrì, presidente del Coiano Santa Lucia, il quale ha sottolineato la numerosa partecipazione di bambini stranieri nella sua scuola calcio, lamentando però l’assenza quasi totale di piccoli cinesi. Il patron biancazzurro si è così rivolto all’ex C.T. della Nazionale Italiana chiedendo un consiglio, sulla base della sua esperienza nel calcio asiatico, sulle modalità migliori per coinvolgere i giovani cinesi di Prato nella pratica di questo sport.
“Purtroppo non ho una risposta precisa a questa domanda – ha replicato il tecnico viareggino – ma in generale i bambini vengono coinvolti dagli amici che già praticano il calcio. Ciò che li avvicina sono anche le strutture e la qualità delle proposte. In Cina il boss del Guanzhou mi volle presidente onorario di un’accademia che disponeva di ben 90 campi in sintetico d’ultima generazione e 6 campi in erba naturale, più foresteria e uffici, di cui uno appositamente costruito per me che andavo lì solo di tanto in tanto. Stipulò poi un accordo col Real Madrid che ogni anno mandava lì 15 allenatori e dopo 3/4 mesi avevano già i numeri per fare gare di giovani nel pre-partita della mia squadra, poi nei 3/4 anni successivi i numeri sono cresciuti ancora e sono state create le varie squadre giovanili dall’under 13 all’under 18. Sfortunatamente si riscontra difficoltà nel far praticare calcio ai giovani cinesi perché non c’è tradizione, né cultura calcistica: non si vede mai un bambino per strada giocare a pallone; giocano tutti a ping pong o a badminton“.