Allenava a Prato, ora è Direttore Tecnico di un club lituano

Arriva dall’estero un’altra storia di successo che riguarda un allenatore formatosi sui campi del circondario pratese.

Sportima Arena, quartier generale Ateitis – Vilnius (Lituania)

Dopo la già narrata vicenda di Vanni Sartini, ex tecnico del Mezzana ed ora affermato professionista in MLS, stavolta è il turno di Jacopo Falanga, giovane allenatore cresciuto nella cantera del Prato.

Un’esperienza quinquennale nella scuola calcio (Pulcini ed Esordienti) e nel settore giovanile laniero a prendersi cura dei talenti del futuro, poi il salto nel vivaio della Fiorentina sotto la guida del prof. Vincenzo Vergine (storico braccio destro di Pantaleo Corvino, ndr) e nel mezzo un’esperienza di due mesi in Cina, alla Chengdu Sport University, alla scoperta di un calcio esotico e di un’affascinante cultura.

Un bagaglio di esperienza che in estate lo ha spinto a cercare fortuna all’estero, a caccia di un’opportunità concreta per dare uno slancio ulteriore alla propria carriera.

Ecco così che si concretizza l’opportunità lituana grazie ad un network internazionale di allenatori al quale ora racconta la sua quotidianità a Vilnius, capitale del paese baltico dove sorge l’accademia calcistica Ateitis, per la quale lavora come Allenatore e Direttore Tecnico.

Mi occupo più da vicino delle categorie 2010/11/12/13 e dell’under 16 classe 2006 – racconta Falanga a ViaggioCalcistico – che si allenano tutti i giorni beneficiando del know how dell’Anderlecht, società belga all’avanguardia che collabora con la federazione lituana. Alloggio in un albergo vicino al centro sportivo, che dispone di campi indoor, e nel tempo libero cerco anche di scoprire la città che è una realtà bella e viva“.

La presentazione di J. Falanga sulla pagina FB del club Ateitis

Una storia di emigrazione sportiva al contrario che spinge a riflettere sulle reali opportunità che il calcio italiano riesce ad offrire ai giovani allenatori senza trascorsi importanti da calciatori professionisti. Sono numerosi, infatti, i tecnici emergenti – molti dei quali con percorsi accademici alle spalle ed anche lauree specialistiche in scienze motorie – che faticano a trovare sbocchi professionali in un sistema che sempre più spesso richiede sforzi da professionisti anche nei dilettanti, restando tuttavia ancorato ad una dimensione di volontariato, non parimenti remunerativo sotto il profilo economico e di carriera.

Non c’è dunque da meravigliarsi se molti giovani di valore iniziano a giocarsi le proprie carte oltreconfine per cercare di costruirsi una carriera da professionisti nel mondo del calcio.