Dai campi da calcio a quelli di concentramento. E’ stata questa la storia di molti sportivi – calciatori e allenatori inclusi – che l’ASD Paperino San Giorgio ha voluto omaggiare con il progetto “In campo per la memoria”. L’iniziativa ha previsto la partecipazione di una rappresentanza del club al “Viaggio della Memoria” (organizzato dal 2 al 6 maggio dalla sezione pratese dell’ANED – Associazione nazionale ex deportati nei campi di concentramento nazisti – in collaborazione con la Fondazione Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e Resistenza di Prato, l’associazione per il Gemellaggio Prato-Ebensee) presso gli ex campi di concentramento di Mauthausen, Gusen ed Ebensee e all’ex centro di eutanasia di Hartheim, in Austria.
Lo scopo dell’iniziativa è stato quello di sensibilizzare i diretti protagonisti del calcio sul tema della lotta alle discriminazioni, ispirando comportamenti virtuosi dentro e fuori dal terreno di gioco. A comporre la delegazione di “Ambasciatori della Memoria” per la società paperinese sono stati Andrea Bonfiglio (Direttore Tecnico), Michele Todisco (giocatore e capitano della prima squadra), Edoardo Mammoli e Cosimo Landi (allenatori scuola calcio). Il quartetto giallo-azzurro ha così rappresentato il club durante le commemorazioni ufficiali per il 79° anniversario della liberazione dei lager ed ha inoltre tenuto un diario di viaggio sui canali social della squadra per condividere l’esperienza con gli altri tesserati rimasti in Italia.
Narrazioni dalle quali sono emerse testimonianze significative. “Qualcuno giocava a calcio – evidenzia Bonfiglio – fuori da Mauthausen. Dentro il lager era un privilegio solo degli aguzzini, ma un giorno mancava un giocatore per completare le squadre. Toccò al prigioniero I57633 che era stato deportato per uno sciopero (analoga sorte di tanti pratesi): quello del 1 marzo 1943 all’Alfa Romeo di Milano. Dietro a quel numero di matricola c’era Ferdinando Valletti, calciatore del Milan. Il pallone e il suo talento lo strapparono alla morte. Diversa sorte toccò a Vittorio Staccione, mediano del Torino e della Fiorentina, e al goleador empolese Carlo Castellani che non incontrarono il calcio nel campo di concentramento e non scamparono al triste destino comune a migliaia di altri prigionieri“.
“La commemorazione della liberazione dei campi di concentramento – sottolinea Todisco – porta con sé un duplice significato. È un’opportunità per onorare le vittime e riflettere su un passato segnato dall’orrore e dalla sofferenza. È un momento di unione, di abbattimento delle barriere culturali, dove rinnoviamo l’impegno nel costruire un mondo in cui la libertà, la dignità e la pace siano garantite per tutti, nella società civile così come nel calcio“.
“Entrando nelle gallerie costruite dai deportati – fa notare Landi – sono ancora visibili i segni della fatica e del dolore subiti da chi per anni ci ha lavorato. Sembra impossibile pensare che da tutto ciò possa nascere una società con valori diversi. Ma la speranza ci arriva da Niklas Frank, giornalista tedesco e figlio di Hans Frank, ex deputato del NSDAPB e ministro della giustizia tedesco dal 1935 al 1939. Frank, intervenuto alla cerimonia di commemorazione al campo di Ebensee, ci fa capire che è possibile e doveroso cambiare e abbracciare una serie di valori opposti rispetto a quelli che erano alla base della dittatura Nazista e soprattutto ci ricorda quanto ancora ci sia da combattere contro razzismo e discriminazione del diverso, sempre più presenti nella società di oggi, calcio compreso“.
Un’esperienza che Mammoli sintetizza così: “Un cammino che oggi noi facciamo per suggellare l’amicizia e la pace, affinché la memoria non svanisca e la forza di resistere continui a pulsare. Un momento, prezioso, per avvicinarci a ciò che non potremo mai capire fino in fondo“.
Il progetto, precedentemente inaugurato con una conferenza sulle storie dei calciatori deportati e prossimo alla conclusione con una mostra fotografica da svolgersi al campo di Paperino, è stato organizzato dalla società del presidente Sauro Pratesi con la collaborazione del Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e Resistenza e con il contributo di Mutua Alta Toscana, Fondazione Casa Pia dei Ceppi Palazzo Datini Onlus e ANED Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti (sezione di Prato).